martedì 17 febbraio 2015

Gerusalemme liberata

Canto l'arme pietose e 'l capitano 
che 'l gran Sepolcro liberò di Cristo.
Molto egli oprò co 'l senno e con la mano,
molto soffrì nel glorioso acquisto;
e in van l'Inferno vi s'oppose, e in vano
s'armò d'Asia e di Libia il popol misto.
Il Ciel gli diè favore, e sotto a i santi
segni ridusse i suoi compagni erranti.

Questa è la prima ottava del I canto, con evidente richiamo al virgiliano "Arma virumque cano" dell'Eneide, come a garantire l'epicità del poema.
Tasso mirava ad un classicismo moderno e, innanzitutto, si preoccupò di strutturare il suo poema ricorrendo alla storia, ma creando finzioni verosimili. Tuttavia l'opera aveva anche un fine dilettevole e per raggiungerlo integrò la storia con il meraviglioso cristiano.
La prima crociata si rivelò per Tasso un tema particolarmente fecondo in quanto, fondeva motivi religiosi e bellici ed essendo anche distante temporalmente dalla sua contemporaneità, gli permetteva di aggiungere elementi verosimili e meravigliosi.

Il vero protagonista è l'esercito crociato ma, importante sarà anche il ruolo dei musulmani e, di conseguenza, delle forze del male che, insidiatesi a Gerusalemme li contrasteranno.
Il poema è strutturato sul principio centrifugo (allontanamento dalla città) e centripeto (verso la città), per azione di queste forze maligne. In quanto lo scontro si svolge su due fronti: su quello orizzontale, dove si scontrano i cristiani e i musulmani e su quello verticale, dove si scontrano le forze divine e quelle infernali.

In entrambi gli schieramenti, cristiani e musulmani, si distinguono alcuni personaggi ugualmente interessanti.


SCHIERAMENTO CRISTIANO

Godfrey of Bouillon del
Maestro del Castello della Manta
Goffredo di Buglione, realmente esistito, partecipò alla I crociata. Il personaggio è ispirato all'eroe Enea e in lui Tasso esprime il modello di unità che cerca di creare nel poema. Tuttavia il rigore di Goffredo è spesso minacciato dal dubbio e dalla difficoltà di tenere unito l'esercito.

Rinaldo, personaggio indispensabile per la buona riuscita dell'impresa, è un eroe impulsivo e valoroso che racchiude in sé le caratteristiche della tradizione cavalleresca.

Tancredi, è uno dei personaggi più malinconici in quanto vive un forte dramma interiore, diviso tra l'amore per Clorinda (guerriera musulmana) e il dovere verso l'esercito crociato.
Sarà anche il responsabile per la morte della donna amata, uccisa per un tragico errore.



SCHIERAMENTO PAGANO

Aladino, personaggio di invenzione, è di indole feroce che pur essendo ammansita dall'età si manifesterà facendogli spesso perdere il sangue freddo necessario per garantirsi la vittoria.

Argante, è in un certo senso la controparte pagana di Rinaldo, con la stessa indole impetuosa è anche intimamente invidioso di Solimano.

Solimano, uno dei cavalieri più potenti e feroci si rifugia presso la corte egizia dopo essere stato spodestato dal trono di Nicea dai cristiani. Ha arruolato degli arabi, divenendo così il comandante delle truppe. Il suo animo è sempre velato da una consapevolezza della fragilità del destino umano.

Clorinda, donna-guerriera che scoprirà in punto di morte la sua femminilità, dopo un'infanzia difficile.

Armida, maga che travia con la sua bellezza ed eroticità diversi cavalieri dell'esercito crociato. Si innamorerà di Rinaldo e, una volta abbandonata da lui, cercherà vendetta, ma una volta divenuta una donna remissiva lui accetterà di sposarla.

Erminia, innamorata segretamente di Tancredi, celerà i suoi sentimenti fino alla fine.

Le vicende del poema iniziano al sesto anno della crociata (Tasso allunga la crociata da tre a sei anni) quando Dio, scrutando nell'animo dei cavalieri, sceglie Goffredo come comandante dell'esercito che dovrà riprendersi Gerusalemme, in quanto la situazione stagnante non lo soddisfa.
Eletto capitano dai suoi stessi cavalieri, come annunciato dall'Arcangelo Gabriele, per volere divino, partirà in marcia verso Gerusalemme infervorando gli animi degli altri. Arrivati nei pressi della città inizieranno le loro vicissitudini, in quanto le forze infernali cercheranno di deviarli dal loro obiettivo. Interessante è che, anche nel capitolo con la battaglia più affascinante, quella che coinvolge Solimano incitato dalla furia Aletto (che si scontra con l'esercito cristiano in piena notte con il cielo sinistramente tinteggiato di rosso dai poteri demoniaci e con gli stessi demoni che, ad un certo punto, ricopriranno l'intera volta), lui non è imbrogliato dal potere demoniaco, che infatti non penetra nell'animo umano a meno che esso non sia già indebolito.

La selva incantata, nel canto tredicesimo è il risultato delle forze infernali insidiatesi all'interno della foresta di Saron, per impedire ai crociati di procurarsi la legna per costruire le macchine da guerra.

dark forest di VityaR83 deviantart

Benché non esattamente a metà poema, questo canto è il punto di svolta della storia.
 «La foresta atterisce e ricaccia i viandanti poiché le sue piante sono possedute da una potenza demoniaca, ma diventa realtà tangibile, non scenario immobile, bensì paesaggio vivo e drammatico, solo attraverso le ombre, le allucinazioni, i terrori onirici di quanti la percorrono e vi scorgono la propria storia individuale rispecchiata nei fantasmi labili e struggenti dell'incoscio.» (E. Raimondi, Tasso o la coscienza lacerata, in Da Dante a Tasso)
I crociati che cercano di penetrare nella foresta sono diversi e, seppur sempre più in profondità nella selva, tutti falliscono. Una prima volta, gli artigiani fuggono spaventati già solo alla vista delle ombre degli alberi, ossia il primo ostacolo. Poi Alcastro, uno dei crociati più valorosi riesce ad avvicinarsi alla foresta rimanendo però bloccato dal secondo ostacolo: un muro di fiamme, che costituisce una sorta di città infuocata. Tancredi , riesce a superare la città infuocata ma, al terzo ostacolo, viene sconfitto dal suo dolore che gli fa vedere in un cipresso, Clorinda, la donna amata appena uccisa dalla sua spada. 
Il reiterato fallimento nel penetrare nella selva da parte dei crociati richiede il ritorno di Rinaldo, in quanto unico in grando di farlo. Il suo personaggio è un elemento chiave per la risoluzione del conflitto ed è da colui il quale, secondo Tasso, discende la dinastia Estense, secondo usanza classica, così come Virgilio aveva fatto discendere Ottaviano Augusto da Enea, che a sua volta discendeva dalla dea Venere.

Se siete interessanti alla trama per intero, se pur spiegata in modo sbrigativo, vi rimando al mio video in cui ne parlo: 



Ho affrontato questa avventura nel "picciol mondo" della Gerusalemme Liberata, un po' come i personaggi hanno affrontato la selva incantata. Dapprima fuggendo a gambe levate solo vedendo la mole della lettura, come loro sono fuggiti dalle ombre degli alberi. Poi una volta superato il primo ostacolo mi sono spaventata dello stile di scrittura e della lingua non esattamente semplice, così come Alcastro è fuggito dalla città infuocata. Ed infine, prima di innamorarmi completamente e totalmente di quest'opera, mi sono disperata credendo di non riuscire a mettere assieme tutte le informazioni che questo poema porta con sé (avendo l'esame di letteratura italiana che opprimeva il mio cuore), così come Tancredi si era sciolto in lacrime davanti al cipresso.

Questo vi posso dire: non è una lettura semplice ma, credetemi, una volta aperto questo capolavoro, non potrete più tornare indietro.

Chi di voi è così valoroso ed intrepido da aver affrontato questa lettura o di averne l'intenzione? Ditemi i vostri pareri!

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