giovedì 2 ottobre 2014

SHERLOCK NEI LIBRI E NEI MEDIA, I PARTE

Sherlock Holmes è il più celebre investigatore di tutti i tempi, nato dalla fantasia di Arthur Conan Doyle alla fine del 1800. La mia intenzione di scrivere un articolo esaustivo su di lui mi ha portato ad aprire il vaso di pandora. Sì, perchè come molti di voi sapranno sul personaggio di Sherlock Holmes fioccano film, telefilm e romanzi scritti da diversi autori.
Come potrete facilmente immaginare delineare esaustivamente la figura di Sherlock Holmes è praticamente impossibile. La mia intenzione è di illustrarvi, man mano, i romanzi e i racconti originali comparandoli con il telefilm della BBC uscito per la prima volta nel 2010 intitolato, appunto, Sherlock.
Potrebbero essere delle nozioni utili per chi ha intenzione di iniziare a leggere i romanzi di Doyle oppure per chi vorrebbe guardare il telefilm con delle buone nozioni di base sui romanzi. Oppure, semplicemente, per i fan appassionati come me.


Prima di iniziare l'analisi volevo mettervi al corrente dell'ordine corretto con cui leggere i vari libri e racconti di Sherlock:
1) Uno studio in rosso (A study in scarlet, 1887), romanzo
2) Il segno dei quattro (The Sign of the Four, 1890), romanzo
3) Le avventure di Sherlock Holmes (The adventures of Sherlock Holmes, 1892), volume di racconti
4) Le memorie di Sherlock Holmes (The memoirs of Sherlock Holmes, 1894), volume di racconti
5)  La fiera per il campo (The field bazaar, 1896), racconto
6)  Il mastino dei Baskerville (The hound of the Baskervilles, 1902), romanzo
7) Il ritorno di Sherlock Holmes (The return of Sherlock Holmes, 1905), volume di racconti
8) La valle della paura (The Valley of Fear, 1915), romanzo
9) L'ultimo saluto di Sherlock Holmes (His last bow, 1917), volume di racconti
10) Come Watson imparò il metodo (How Watson learned the trick, 1924), racconto
11) Il taccuino di Sherlock Holmes (The casebook of Sherlock Holmes, 1927), volume di racconti
Più un racconto incompiuto:
12) L'avventura dell'uomo alto (The adventure of the tall man, 1900)

Oggi, quindi, analizzerò "Uno studio in rosso" e la sua controparte televisiva "Uno studio in rosa".

UNO STUDIO IN ROSSO

Il romanzo si apre, come ci dice anche il titoletto ad inizio capitolo, dai "ricordi del dottor John H. Watson ex ufficiale medico dell'Esercito britannico". Sarà lui, infatti, la nostra voce narrante.
Watson dopo essere stato ferito alla spalla durante la battaglia di Maiwand (uno degli scontri più importanti della seconda guerra anglo-afghana nrd) torna in Inghilterra e, dopo un breve periodo trascorso a bighellonare con i pochi soldi di pensione che ricevava, su suggerimento di un suo vecchio assistente decise di cercare un coiquilino con cui poter dividere le spese di un appartamento.
Il coinquilino altri non sarà che Sherlock Holmes ed insieme andranno a vivere al numero 221B di Baker Street. Qui Watson avrà modo di apprezzare sempre più le straordinarie doti deduttive di Sherlock, anche grazie ad un caso che gli si presenterà: un uomo, verrà trovato morto in un appartamento disabitato, senza segni di violenza e senza essere stato rapinato. Come e perché è stato ucciso? E, quel segno appena visibile sul muro scritto con sangue umano "Rache", cosa potrà mai significare? Ci penserà il nostro consulente investigativo a sciogliere il bandolo della matassa o, citando una frase dal libro: "Nella matassa incolore della vita, corre il filo rosso del delitto, e il nostro compito consiste nel dipanarlo, nell'isolarlo, nel metterlo in luce istante dopo istante." (pag.47, Sherlock Holmes, tutti i romanzi. Edizione Einaudi)

Il romanzo è interessante, soprattutto se lo contestualizziamo nel secolo in cui è stato scritto, essendo precursore del genere giallo. In questo romanzo ci viene presentato, più che altro, il personaggio di Sherlock, che impareremo ad apprezzare. Non è certamente un classico giallo moderno e, se questo è quello che vi aspettate, ne resterete forse, delusi. Il ritmo della narrazione è completamente diverso. Nei primi capitoli ci viene presentato il caso e, l'indagine si svolge, tutto sommato, rapidamente ed in conclusione il colpevole stesso ci narrerà la sua storia. Potete capire che il pathos, se è quello che cercate, non è molto presente nei romanzi di Doyle.

Passiamo ora, ad analizzare la prima puntata del telefilm della BBC Sherlock.

UNO STUDIO IN ROSA

Vorrei partire facendovi notare il titolo. Come per tutte le altre puntate del telefilm, storpieranno i titoli originali dandoci delle simpatiche versioni.
Come noterete dall'immagine accanto è ambientato ai giorni nostri e non alla fine del 1800. Ma, vi posso assicurare, non perde in qualità.

In questa puntata vedremo Watson con dei problemi economici, esattamente come nel libro, che lo porteranno alla ricerca di un coinquilino che, suggerito dal suo amico sarà proprio Sherlock. Quello che mi ha colpito è che, benché ambientato ai giorni nostri, Watson è comunque reduce dalla guerra in Afghanistan, quella dei giorni nostri.
Concetto di eterno ritorno di Nietzsche? Con l'idea che, in un sistema finito, con un tempo infinito, ogni combinazione può ripetersi infinite volte. Sto divagando.

Vorrei porre l'accento sulla descrizione di Sherlock nel libro:
"Già il suo aspetto fisico era tale da attirare l'attenzione dell'osservatore più superficiale. Superava il metro e ottanta di statura, ed era tanto magro che sembrava ancora più alto. Aveva gli occhi acuti e penetranti, salvo in quei periodi di torpore (...); il naso, affilato e aquilino, conferiva al viso un'espressione vigile e determinata. Anche il mento, pronunciato e di forma quadrata, gli dava l'aria di un uomo determinato. Le sue mani erano sempre macchiate d'inchiostro e di sostanze chimiche, eppure possedeva una straordinaria delicatezza nel tatto, come avevo potuto frequentemente notare vedendolo manipolare i suoi fragili strumenti di indagine scientifica." (Sherlock Holmes, tutti i romanzi ed. Einaudi pg.17)

Trovo che la descrizione calzi piuttosto bene all'interprete di Sherlock, Benedict Cumberbatch e, questo, mi ha lasciato piacevolmente deliziata. Unica differenza è il naso, aquilino nel caso dello Sherlock letterario. Tuttavia è un dettaglio trascurabile, giusto?

CURIOSITÀ

Dettaglio che avrà lasciato sicuramente compiaciuti i fan di Sherlock di lunga data, sono le citazioni e frasi prese, quasi, letteralmente dai libri. Stessa cosa si può dire per il violino che lui suona, nel libro e anche nel telefilm. 

Watson e Sherlock appena dopo essere diventati coinquilini avranno un leggero diverbio su un articolo scritto da quest'ultimo. Nel libro era un articolo di giornale, invece nel telefilm, di un blog che Sherlock tiene, la scienza della deduzione (The Science of Deduction).

Veniamo agli altri personaggi. Nel telefilm c'è il detective Lestrade, presente anche nei libri dove però è accompagnato da Gregson, con cui ha una forte rivalità. Nel telefilm hanno accorpato questi due personaggi in uno solo, chiamandolo Greg Lestrade. Una mezza citazione carina, non trovate?
Nell'episodio mai andato in onda invece, ad un certo punto si vedrà Sherlock mandare una email a Gregson. 

Nel primo romanzo non compare Mycroft Holmes. Nella prima puntata sì.

Un dettaglio che mi ha fatto sorridere è il giro di battute sulla parola "Rache". Ricordate? La parola scritta sul muro nel caso del romanzo o sul pavimento nel caso del telefilm. Nel libro Lestrade trova la scritta sul muro e arriva alla conclusione che qualcuno stesse cercando di scrivere il nome "Rachel". Sherlock allora lo corregge dicendogli che Rache in tedesco vuol dire vendetta e di lasciar perdere la ricerca della donna.
Nel telefilm invece Anderson, un medico forense con cui Sherlock avrà spesso scambi di battute interessanti, suggerisce che Rache in tedesco voglia dire vendetta ma sarà subito corretto dal nostro consulente detective che invece gli dirà che bisognerà cercare una donna di nome Rachel. 

Qui a lato, nell'immagine, uno dei miei insulti preferiti. 

Un'ultima cosa, alla fine della prima puntata del telefilm Watson salverà Sherlock, ciò non avviene nel romanzo.

ULTIME CONSIDERAZIONI

Bene, vi ho illustrato nel modo più sintetico possibile le differenze e le somiglianze che ci sono tra il primo romanzo e la prima puntata. Ma, cosa abbiamo capito del personaggio? Chi è Sherlock Holmes? La descrizione fisica ve l'ho già scritta. E non ci dovrebbero essere dubbi in merito. Ma, che carattere ha? 

Nel telefilm viene messo molto l'accento su un suo presunto disturbo antisociale di personalità. Anche se, come ci tiene a precisare lui stesso è un sociopatico altamente funzionante (tradotto liberamente, non so come l'abbiano tradotto in italiano nrd).
Su questa definizione si sono scatenate varie discussioni. C'è chi sostiene infatti che la definizione di sociopatico non vada bene per lui. Quindi, ho rispolverato un mio vecchio manuale di psicologia ed ecco qua la definizione (ovviamente vi riporto solo le parti importanti, se no questo diverrebbe un saggio e non un articolo).

Le persone affette da disturbo antisociale di personalità (DSM-IV) mostrano una modalità di comportamento irresponsabile con scarsa attenzione per i diritti degli altri, per le norme sociali, per gli ammonimenti della coscienza e per la legge.
(...) Quando non ottiene ciò che vuole si irrita e diventa aggressivo, suscettibile e mostra scarsa tolleranza alla frustrazione.
(...) L'antisociale è una persona spesso arrogante ed egoista, abile e veloce oratore, pensa che tutti lo considerino il "numero uno"; prende decisioni d'impulso, irresponsabili e senza tenere conto delle conseguenze; usa fascino e carisma per ingannare, manipolare e raggirare gli altri.

Tratto da "Il libro della salute mentale di Allen Frances e Michael B. First"


Ci sono anche diversi criteri del DSM-IV con cui indentificare questo disturbo, ma non sto ad elencarveli, sappiate che però la descrizione generale è quella che vi ho riportato fedelmente dal manuale.
Ora, se per certi versi la definizione è calzante in altre stride un po' con quello che si può vedere nel corso della serie televisiva. Tuttavia è anche vero che mettendoci "high functioning" gli sceneggiatori si sono salvati in corner perchè potrebbe voler dire che è sì, sociopatico ma che le sue capacità intellettuali altamente sviluppate fanno in modo che sia più normale.

Il primo appuntamento di comparazione tra libro e telefilm è finito. Spero di non avervi annoiato con le mie elucubrazioni ma, sono certa, i fan di Sherlock apprezzeranno lo sforzo. Sono davvero interessata a conoscere la vostra opinione su quell'aspetto della personalità di Sherlock messo in evidenza nel telefilm oppure, fatemi sapere se avete notato qualche altra cosa interessante nella prima puntata in corrispondenza con il libro.
La prossima volta vi parlerò de "Il segno dei quattro", il secondo romanzo di Doyle che però comparirà nella seconda puntata della terza stagione del telefilm di Sherlock. 
The game is on!