La malattia non è mai un tema facile da affrontare nella vita quanto nella letteratura. Il rischio di far scivolare la storia in un dramma fine a se stesso, è grande. Ma, in “Colpa delle stelle” di John Green quello che più mi ha colpito è la freschezza con cui la storia viene narrata, rendendola accattivante.
La trama segue le vicende di Hazel Grace, una ragazza di sedici anni che frequenta un gruppo di supporto ai malati di cancro. Infatti, tre anni prima le era stato diagnosticato un cancro alla tiroide poi diffusosi nei polmoni, tenuto sotto controllo da un farmaco sperimentale.
Hazel frequenta il gruppo di supporto controvoglia, su volere dei genitori, fino al giorno in cui conoscerà lì Augustus "Gus" Waters, un ragazzo di diciassette anni a cui è stata amputata metà della gamba per un osteosarcoma. Tra i due nascerà un tenero sentimento, che si andrà sviluppando nel corso della storia, in lotta contro la malattia.
I due si avvicineranno molto anche grazie al libro che Hazel consiglierà ad Augustus, un'imperiale afflizione, libro scritto da Peter Van Houten che tormenterà i ragazzi con il suo finale aperto, che simboleggia la vita e la sua fine repentina.
Ora veniamo alla dichiarazione, dal mio punto di vista, tra le più belle di sempre:
"Sono innamorato di te, e non sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere di dire cose vere. Sono innamorato di te, e so che l'amore non è che un grido nel vuoto, e che l'oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in polvere, e so che il sole inghiottirà l'unica terra che avremo mai, e sono innamorato di te."
"Sono innamorato di te, e non sono il tipo da negare a me stesso il semplice piacere di dire cose vere. Sono innamorato di te, e so che l'amore non è che un grido nel vuoto, e che l'oblio è inevitabile, e che siamo tutti dannati e che verrà un giorno in cui tutti i nostri sforzi saranno ridotti in polvere, e so che il sole inghiottirà l'unica terra che avremo mai, e sono innamorato di te."
La sentite la forza di queste parole? Sentite come vi colpiscono al petto, lasciandovi senza fiato? Lui la ama, nonostante sappia che è malata, nonostante sappia che lui stesso lo è. La ama anche se il suo amore risulta invisibile al grande universo che li/ci circonda e, con la consapevolezza che tutto l'amore che prova per lei non cambierà il loro triste destino.
Ma questa dichiarazione d'amore può essere estesa, in senso più ampio, a chiunque. Tutti noi, in quanto mortali, lasceremo questa terra e, sappiamo benissimo che tutti i nostri sforzi non ci porteranno in nessun altro posto che in una tomba, ma, nonostante questo, l'essere umano trova la forza di alzarsi dal letto, ogni giorno e, di amare.
Avvertite l'immensità di quelle parole? Io, ne sono rimasta estasiata. Credo sia la dichiarazione d'amore che ho sempre sognato.
Ma questa dichiarazione d'amore può essere estesa, in senso più ampio, a chiunque. Tutti noi, in quanto mortali, lasceremo questa terra e, sappiamo benissimo che tutti i nostri sforzi non ci porteranno in nessun altro posto che in una tomba, ma, nonostante questo, l'essere umano trova la forza di alzarsi dal letto, ogni giorno e, di amare.
Avvertite l'immensità di quelle parole? Io, ne sono rimasta estasiata. Credo sia la dichiarazione d'amore che ho sempre sognato.
Ma
il libro passa un messaggio molto più ampio del solo “ama con
tutto te stesso perché la vita è breve”. Alla fine, Grace leggerà
una lettera, scritta da Augustus e indirizzata a Peter Van Houten che
sarà, anche, la parte più toccante del romanzo.
Adoro il concetto espresso alla fine del libro, sempre a rimarcare la nostra piccolezza di fronte all'immensità dell'Universo.
La
probabilità che abbiamo di ferire l'universo è pari a quella che
abbiamo di aiutarlo, ed è molto probabile che non faremo né l'una
né l'altra cosa.
Il
titolo del libro, Colpa delle stelle (The Fault in Our
Stars) è ispirato dalla celebre frase che Cassio disse a Bruto
nell'opera di Shakespeare, "Giulio Cesare":
"La colpa, caro Bruto, non è delle
stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni".
Nel
libro sarà Peter Van Houten a
citare questa frase, aggiungendo anche come Shakespeare abbia
sbagliato in quanto è
nella natura delle stelle essere avverse.
Per
dovere di cronaca, ci tengo a precisare che nel libro la frase di
Shakespeare è tradotta così: "La
colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle/ma in noi stessi".
Io
consiglio questo libro a chi ama i personaggi reali e, che non ha
paura di soffrire per loro. A chi ha un amico o un parente malato,
per poter entrare, se pure in minima parte nei suoi panni. Ed,
infine, lo consiglio a chi, non potendo cambiare il suo destino,
vuole comunque lottare per i suoi sentimenti. Perché, come ci viene
detto alla fine del libro:
Non
puoi scegliere di essere ferito in questo mondo, vecchio mio, ma hai
qualche possibilità di scegliere da chi farti ferire.